01 Jun
01Jun

Terzo anfiteatro romano per dimensioni, l'arena di Verona vanta duemila anni di avventurosi scenari durante i quali ha ospitato combattimenti, corride e esecuzioni. Oggi ospita eleganti e amatissime opere liriche, ma un tempo i suoi archi erano dimora delle prostitute della città e degli assetati di sangue. Infatti, terribile fu il destino di circa 300 eretici arsi sul rogo nel 1278.

Misteriosa è la sua nascita. La leggenda narra di come in epoca medioevale, un uomo condannato a morte promise di costruire in una notte un grande edificio nel centro di Verona. Ma per realizzare questa impresa impossibile l'uomo si trovò costretto a vendere l'anima al demonio in cambio del suo aiuto. Dopo poco, ci fu il ripensamento dell'uomo, e le preghiere questa volta furono rivolte alla Madonna. Così ad un tratto, le campane cominciarono a suonare le note dell’Angelus: una mano invisibile le aveva messe in moto qualche minuto prima che sorgesse il sole.
A quel sacro suono, con un urlo di rabbia e di spavento, i demoni sprofondarono nell’inferno e la costruzione dell'arena si fermò, incompleta, com'è tuttora oggi.
L'ennesima lotta tra il bene e il male avvenne, questa volta il teatro fu quella che oggi chiamiamo piazza Bra.
Tra i vari visitatori troviamo Dante Alighieri, Goethe e Buffalo Bill, ma anche tanti Cantastorie raccontavano storie nell'antico medioevo seduti all'ombra delle mura dell'arena.
Uno di questi raccontava della forza e del coraggio dei giovani gladiatori che vincevano e morivano. C'è chi raccontava di un certo Glauco, quella che poi sarebbe divenuta l'iscrizione funeraria forse più famosa tra i gladiatori morti nell'arena:
«Agli dei Mani di Glauco, modenese di origine. Combatté sette volte, morì l'ottava. Visse ventitré anni e cinque giorni. Aurelia dedicò questa tomba al caro marito, insieme ai suoi tifosi. Vi consiglio di prendere ciascuno il proprio oroscopo, e di non avere fiducia nella Nemesi: io me ne sono fidato, e ne sono stato ingannato nel modo che vedete. Addio, stai bene.»
Eh no, cari amici, non fidiamoci completamente degli dei, come Glauco si fidó della dea Nemesi (protettrice dei gladiatori).
Glauco giocasti a dadi con la sorte, ma gli dei risero forte.
Ieri come oggi a noi Cantastorie non era e non è permesso entrare nell'arena. Il nostro posto resta e resterà ancora per un po', fuori dalle mura, dove si respira ancora l'odore di sangue e l'odore del fuoco, si odono i gemiti delle prostitute e i canti veri, dei Cantastorie che come i gladiatori lottano per la vita, senza affidarsi però come i loro forzuti fratelli guerrieri alle divinità, ma diventando loro stessi divinità di sé stessi, con i loro canti e loro storie entrando infine nell'eternità.

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