09 Jun
09Jun

Sono onorato di essermi potuto esibire in una delle piazze più belle mai visitate, dove anche le pietre hanno qualcosa da raccontare, pensate cosa avrebbe potuto raccontarmi la prima pietra depositata in epoca alto medioevale nel 1296 per la costruzione della cattedrale di Santa Maria del Fiore ma in mezzo ad altre 4 milioni di pietre è stato difficile poter scambiare due parole con la prima. In cambio però, me la sono raccontata un po' con la pietra che dava ristoro al vecchio Dante Alighieri seduto all'ombra ad ammirare il proseguire del difficile lavoro di costruzione della cupola della cattedrale.
Oggi, circondato da simboli esoterici e tra i vari omaggi a divinità e animali. Sotto i segreti e gli affreschi della cupola più grande del mondo che è ben allineata con il Dio sole, e all'ombra di sculture che ritraggono angeli pacifici ma anche irriverenti, dove c'è nascosto, tra i molti, anche un angelo che forse è l'unico al mondo, che con una gestualità che lascia poco spazio all'immaginazione, cerca di liberarsi, o liberare noi stessi dall'idea che la divinità sia intrappolata nell' oppressiva formella, martire impotente di se stessa e che spesso usa la sofferenza per indicare la via verso una liberazione. Come il classico santo quindi, che dopo aver accettato la sua croce arriva alla trasmutazione. Allora accettiamo la sofferenza se arriva come guida alla metamorfosi, sì. Ma accettiamo anche l'irriverenza! Accettiamo l'idea che anche qualche santo possa imprecare ogni tanto e comportarsi come noi comuni uomini.
Magari è proprio quel angelo scolpito nella pietra ad avvicinarsi ad una certa realtà. Il suo "gesto dell'ombrello", può essere indice di una sua ribellione all"ascesi, perché son sempre più convinto che per salire, bisogna scendere fino dentro alla materia, fino agli inferi, quelli ben narrati dal fiorentino Dante.
Perché se siamo angeli caduti probabilmente dobbiamo continuare a scendere, fino all'unità, fino ad annullare il bene e il male.
Probabilmente angeli e demoni sono solo immagini che appaiono giocano e si dissolvono nuovamente nello spazio, quale unica realtà, come uno specchio che riflette le proiezioni della nostra mente. È questa divina commedia si svolge proprio lì, dove si divide falsamente, con una linea immaginaria, il bene e il male.
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